Lo smart working: quanto aiuta l’ambiente?

L’adozione del lavoro agile sta garantendo la prosecuzione delle attività nelle aziende private e nella Pubblica Amministrazione e, se da un lato ha velocizzato i processi di digitalizzazione nel nostro Paese, dall’altro ha rallentato enormemente la vita delle città. 

Il numero di automobili sulle strade si è drasticamente ridotto, i consumi si sono contratti, i rumori si sono attenuati, tutto a beneficio dell’ambiente.

I lavoratori in smart working iniziano la giornata consumando la colazione in casa, senza bere il caffè e l’acqua dai contenitori di plastica monouso erogati dal classico distributore automatico sistemato in azienda, lungo quei corridoi perennemente illuminati in cui si susseguono, uno dietro l’altro gli uffici climatizzati. L’auto resta parcheggiata per buona parte del tempo, il tragitto casa-ufficio, con le code al semaforo, l’ansia di arrivare in ritardo, l’aria pesante e i rumori del traffico cittadino, sono ormai uno sbiadito ricordo.

I numeri di questo nuovo stile di vita imposto dai lockdown più o meno rigidi sono stati forniti da Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Dallo studio Enea, che ha coinvolto 29 pubbliche amministrazioni e 5.500 lavoratori,

emerge che lo  smart working riduce di circa un’ora e mezza gli spostamenti giornalieri, genera un risparmio di 46 milioni di chilometri, riduce di 8mila tonnellate le emissioni di CO2, di 1,75 tonnellate le emissioni di PM10 e di 17,9 tonnellate le emissioni di ossido di azoto. Il risparmio economico complessivo quantificato ammonta a circa 4 milioni all’anno per il mancato acquisto carburante.

Ma non solo, i risultati di un altro studio realizzato da Development Economics, società di consulenza e ricerche di mercato, chiamato Added value of flexible working, rileva che lo smart working potrà comportare entro il 2030 una riduzione dei livelli di anidride carbonica fino a 214 milioni di tonnellate: per comprendere la portata di queste cifre, basti pensare che per liberare l’atmosfera da una simile quantità di CO2 occorrono ben 5,5 miliardi di alberi.

Sempre secondo lo stesso studio, l’applicazione del lavoro agile diffuso comporterebbe entro il 2030 anche il risparmio di oltre 3,53 miliardi di ore per gli spostamenti casa-lavoro, l’equivalente del tempo passato al lavoro ogni anno da 2,01 miliardi di persone.

Possiamo immaginare città meno caotiche e più verdi anche attraverso l’adozione permanente del lavoro agile da parte di aziende pubbliche e private?

 

Nell’osservatorio “The World after Lockdown”, Nomisma stima che nel 2021 il 16% degli occupati, pari a circa 3 milioni di persone, lavorerà da casa e lo smart working, considerato dal 58% degli italiani indispensabile alla sopravvivenza delle aziende, tenderà a diventare un fenomeno non più emergenziale ma strutturale. 

La ricerca e la  selezione di personale curate da agenzie del lavoro come Risorse.it rispondono alle richieste delle aziende, individuando sempre più figure professionali in grado di operare in modalità smart al di là dell’emergenza dettata dalla attuale emergenza sanitaria.

In questo scenario è ragionevole ipotizzare l’adozione di un nuovo stile di vita per un importante numero di lavoratori e di aziende in un futuro ormai prossimo.

Di conseguenza, è necessario immaginare un nuovo modo di concepire e vivere le città, soprattutto riducendo gli esodi dalle periferie al centro anche attraverso il lavoro agile. Limitare l’uso delle automobili nelle grandi città a favore della mobilità dolce per i piccoli spostamenti quotidiani è un piccolo lusso che i lavoratori agili potranno concedersi! Non concentrare più le attività lavorative in poche zone delle città, ma estenderle attraverso lo smart working, significa non soltanto ridurre l’inquinamento ambientale, ma anche rivitalizzare l’economia di interi quartieri dove riaprire attività commerciali, creare nuovi luoghi di aggregazione e spazi di lavoro condivisi, ripensare gli spazi verdi.

Le città, così come le abbiamo concepite e vissute, con zone vivaci contrapposte ad aree dormitorio con pochi servizi e scarsa identità, possono trarre beneficio dall’applicazione dello smart working e diventare a loro volta smart cities!